Arte africana tradizionale e contemporanea: quale rapporto?

La definizione corrente di arte africana tradizionale, come prodotto dei diversi gruppi etnici del continente ed espressione di stili codificati, suggerisce a ben vedere un’idea di stagnazione culturale. Come se l’evoluzione artistica dell’Africa fosse negata a priori, replicando all’infinito l’immagine di un’Africa senza storia né tempo. Forse dovremmo essere più prudenti, se non altro perchè sappiamo ben poco degli scambi artistico-culturali e dei processi creativi che hanno generato i canoni estetici dell’arte africana. Le semplificazioni mal si adattano anche a quella che definiamo arte contemporanea africana. Che però ha una sua storia accertata, le cui radici risalgono agli anni Venti del ‘900 , quando l’arte tradizionale era ancora ben viva e per somma ironia divenne allo stesso tempo (o poco prima) fonte di ispirazione per le avanguardie artistiche europee. Da qualche decennio gli artisti africani cercano di svincolarsi dalla connotazione geografica che gli è stata affibbiata, per inserirsi nella grande corrente dell’arte contemporanea tout court. Ciò non significa rifiutare di attingere agli archivi della tradizione, ma rivendicare un’originalità che superi i limiti dei vincoli territoriali. I motivi “popolari” e simbolici della cultura tradizionale sono spesso presenti nelle opere di arte contemporanea africana, ma ben lontani da costituirne la totalità: in realtà la tradizione è solo una delle tante componenti che alimentano la produzione odierna degli artisti africani: una produzione estremamente varia e composita, alla costante ricerca di nuove tecniche e nuovi linguaggi, per nulla omogenei tra loro. Ma ancor oggi la modernità, data come fatto scontato in Occidente, è solo in parte riconosciuta all’Africa, che paradossalmente ne è stata la fonte. Gli artisti africani, grazie alla globalizzazione e ai nuovi sistemi di comunicazione, se ne stanno semplicemente riappropriando. Dalla loro parte sono il dinamismo estetico, la straordinaria inventiva formale e la disponibilità alla contaminazione che, da sempre, sono patrimonio dell’Africa.

Paolo Novaresio

  • Poggiatesta Gurage - Etiopia
  • Poggiatesta Gurage - Etiopia
  • Fibule - Marocco
  • Collana marocchina

Titti Garelli

Titti Garelli è nata a Torino dove vive e lavora.
Ha studiato al Liceo Artistico di Torino, sotto la guida del pittore Sergio Saroni e all'Accademia Albertina di Belle Arti. Dopo la formazione artistica ha lavorato nelle principali Agenzie di Pubblicità come illustratrice, art-director e freelance, dove ha maturato esperienza e professionalità.
Da più di vent'anni le sue illustrazioni sono richieste dall'Editoria e dalle maggiori Agenzie di Pubblicità Internazionali. Collabora da diversi anni ,in qualità di creativa ed illustratrice ,con importanti aziende come Caffarel, Barilla ,Chicco,Mulino Bianco, per citarne alcune. Nel 1999 inizia ad esporre i suoi lavori in numerose Gallerie d'Arte in Italia ed all'Estero. Nel 2000 espone a New York ( Wiliamsbourg e Soho) il suo lavoro “ Le bambine cattive” che continua tuttora a sviluppare, arricchendolo con nuovi personaggi intriganti.
Nel 2007 presenta il lavoro “ Il giro del mondo in 80 bambine”.
Le bambine di Titti Garelli sono belle ma non con quella nota di tenerezza che inducono le bambole. Non sono impotenti, fragili sì, ma in grado di catalizzare gli sguardi con la loro fierezza.
Tra i lavori più recenti, la serie delle “Regine Gotiche”.
Le Punu Mystic Queens nascono, invece, dall’incontro con l’arte tribale africana della collezione Albertino-Alberghina.
“ Quando ho visto queste bianche maschere del Gabon che raffigurano fanciulle morte, dice l’Autrice, ho immediatamente avvertito assonanze con il mio lavoro delle Regine Gotiche. La ieraticità, la bellezza quasi astratta, pur nella simmetria geometrica dei lineamenti e delle complicate acconciature, la sensazione di lontananza che trasmettono allo spettatore e lo stesso inconsapevole rimando a modelli orientali, lontanissimi per tempi e cultura, hanno fatto nascere queste nuove Regine che, non a caso, ho chiamato Mistiche. Si tratta di piccole tavole dipinte a colori acrilici, dal cui fondo nero emergono volti lontani, concentrati nel proprio mondo di evocativa bellezza.”

  • Punu Viola
  • Bimba Punu

Plinio Martelli

Plinio Martelli nasce a Torino nel 1945, da padre pittore e nonno pittore a sua volta. Ha vissuto un'infanzia costellata da sogni ed incubi decisamente “artistici” che lo hanno immediatamente condizionato.
Dopo studi scientifici si è diplomato all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. In seguito diventa docente di Fotografia e discipline artistiche: Incisione e Pittura.
Nel campo dell'arte contemporanea si è sempre dedicato alla ricerca sulla “ Condizione umana”, con citazioni e riferimenti alla trasformazione antropologica e comportamentale, analizzando ed utilizzando la metafora del Tatuaggio, del Piercing e della Body-Modification. Nel suo eclettico Modus-Operandi usa diversi mezzi di espressione: dal Disegno alla Fotografia,dal Cinema alla Scultura, secondo un suo preciso metodo di comunicazione, fino alla ricostruzione di Set Fotografici che evocano un'atmosfera Classica, Gotica, Noir, Erotica o addirittura Trash con ironia e provocazione.
A proposito delle opere ispirate dall’incontro con l’Arte Tribale Africana, il critico Armando Audoli scrive: “ Tutto si svolge nella mente. Tutto è idea. L’idea perseguitante di una strana ritualità in cui si mescolano nere suggestioni d’Africa, corpi femminili disvelati, reminescenze del “cinema bis”anni Settanta”.

  • Segreto
  • Estasi
  • Gemelli

  • Rito di passaggio
  • ScarBodyRed - Olio su immagine su tela
  • Maschera Elefante

Giancarlo Laurenti

Giancarlo Laurenti è nato il 17 settembre 1948 a Carignano (TO), dove vive e lavora, in Via Piobesi, 61. Ha frequentato la Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino ed ha al suo attivo molte personali e collettive, nel corso delle quali ha conseguito premi e riconoscimenti in ambito nazionale.
Pur coltivando fin da giovane, come autodidatta, la passione per l’arte, concretizzata nella realizzazione di dipinti, sculture in legno e in materie plastiche, fu costretto per anni, per esigenze di lavoro, ad una interruzione materiale di quella attività e alla rinuncia temporanea alle esperienze espositive in mostre personali e collettive. La sospensione, tuttavia, non fu motivo di abbandono della pratica artistica, proseguita e arricchita invece con lo studio, le letture, i viaggi e le conoscenze acquisite, in emozioni e sensazioni, anche in città e paesi lontani. Tra questi, in particolare, la permanenza in Tanzania, a contatto con l’arte Makonde, fu motivo di profonda influenza sulle sue ricerche dedicate alla scultura lignea, come testimoniano molte delle opere realizzate a partire dalla ripresa sistematica del suo mestiere plastico figurativo, accanto alle tele, in parte anch’esse dedicate alle suggestioni dei paesaggi africani. Infatti, proprio qui Giancarlo Laurenti ebbe modo di incontrare e frequentare i maestri scultori del legno, da cui ha tratto preziosi insegnamenti, di cui le sue opere conservano intense suggestioni e una precisa memoria. Da loro, straordinari artisti dell’ebano, ha appreso da vicino, direttamente, a dare espressione concreta alle idee e cioè, facendola emergere alla dimensione della corporeità e conferendo presenza fisica all’intuizione creativa.
Così Laurenti, ‘ritrovando’ tronchi e rami, ad esempio quelli abbandonati dalle piene del fiume, il Po, anneriti dal tempo (e in ciò interviene la memoria e la sapienza Makonde nella lavorazione dell’ebano) e talvolta prossimi alla loro trasformazione in fossili, intuendo nella spontaneità delle loro forme una carica di potenzialità espressive, prende a lavorarli, prima con interventi conservativi e poi manipolandoli e integrandoli quanto basta per conferire loro una nuova identità. L’opera pittorica, per lo più paesaggi, nella sua essenzialità compositiva, quasi sempre è fatta di piani, di deserti e di savane, di cieli infuocati e di notturni, o quasi tali, perché colti nel rapido trascolorare dal giorno alla notte, come accade non lontano dall’Equatore. Infatti, sono il fuoco e il vento, sempre, a plasmare la terra e, dove occorra, con l’aiuto della mano dell’uomo, la materia; altrimenti, provvede il vulcano.
Se i temi paesaggistici di Laurenti si offrono come una metafora in cui si sublima in armonia la poesia dei colori, la sua scultura, spaziando tra materiali metallici, plastici e lignei, ricerca la traduzione dell’idea in forma, in cui, attraverso l’azione compositiva, si sublima l’essenza della materia: i concetti si fanno oggetti.

  • The falls 2011 - Smalto su laminato 100 x 80
  • Rossi d'Africa 2013 - Smalto su carta da giornale 50 x 38
  • Tembo 2012 - Legno composto colle resine

Carlo D'oria

Carlo D'Oria nasce a Torino nel 1970. Si forma all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino dove si diploma in scultura nel 1997.
Sin dai primi lavori si è concentrato sul tema nodale della sua opera: l'UOMO e l'umanità.
I personaggi delle sue sculture sono ridotte a tal punto da non poterne identificare i connotati fisici, proprio questa dimensione etica coinvolge e interroga l'osservatore. Lo scultore ci rivela per quello che siamo: una molteplicità immensa di creature vive, stanche, gobbe, simili nel loro anonimato e paradossalmente uniche.
A partire dal 1995 ha partecipato a numerose esposizioni collettive in tutta Italia, ricevendo importanti riconoscimenti.
Tra le personali: nel 2004 “Terre di confine” presso la galleria Artenero di Rivoli; nel 2006, “Camera con vista” presso la galleria Romberg a Roma, a cura di Gianluca Marziani; nel 2009 “Ombra viva e ombra eterna” a Parma presso il centro immagini contemporanee e nello stesso anno “ Ferite” presso il Castello di Rivara; nel 2010 “ Ferite” presso la galleria Momus di Torino, nel 2011, “Sentieri”, presso la galleria Boursier contemporary Art di Torino, a cura di Francesco Poli e nel 2012 persso il teatro Selve di Vigone, è tra i tre artisti che partecipano a “Real-Fiction, terza puntata” a cura di Fabio Cerato. Nel 2013 presenta la mostra “Interferenze” presso la galleria Squere 23 a Torino, a cura di Armando Audoli.


Buell

Nasce nel 1963 a Parigi, Francia. Dopo studi d’arte in Francia, abbandonati nel 1985, viaggia senza sosta in tutto il mondo, fino al suo ritorno a Parigi nel 1996. Il carattere libero e intollerante, una difficile esperienza psichiatrica e la naturale inclinazione ad una pittura aggressiva, delineata da un segno incisivo, gli forniscono la cifra stilistica potente e seducente al contempo per la quale ha raggiunto notevole notorietà in Europa. Mostre personali recenti in Francia, Germania, Italia spesso dedicate a nuclei tematici forti in relazione all’uomo e alla donna della contemporaneità.
La sua ricerca pittorica propone una figurazione brutale e insieme raffinata. Il tratto è ridotto all’essenziale e gli elementi di contorno servono solo a renderlo ancora più incisivo. Gli interventi di colore o le forme reiterate sugli sfondi rappresentano un semplice maquillage apposto al fine di rafforzare il potere iconografico delle figure.
Il tema del martirio, al centro di molti suoi lavori, è il frutto di una ricerca che riflette sulla condizione umana e sul mistero del divino e della trascendenza. In questa ottica la rappresentazione del volto è in Buell fondamentale. Nelle sue opere il volto è sentito, con straordinaria intensità, come immagine riflessa di una complessa e sofferta interiorità. La sua ricerca implica anche un coinvolgimento fisico in cui una parte della coscienza si libera lasciando spazio a “incidenti”, mentre l’altra parte è orientata a dominare il virtuosismo, stabilendo un personale equilibrio creativo.


Sergio Ragalzi

Sergio Ragalzi (1951,Torino) vive e lavora fuori Torino ed esordisce sulla scena dell'arte italiana fin dall'84 con Extemporanea, la mostra che consacra la riapertura degli spazi espositivi della Galleria l'Attico, che gli dedicherà negli anni a venire numerose mostre personali.
A partire dalla mostra "Ombre Atomiche" nel 1986 alla Galleria Franz Paludetto, esporrà frequentemente al Castello di Rivara e, nel 1988 allo Studio Cannaviello di Milano con "Metamorfosi".
Nel 1997, a seguito della sua partecipazione al Premio della Camera dei Deputati, verrà acquisita una sua opera nella collezione della Camera che nello stesso anno gli dedica un catalogo e una mostra personale.
Più recentemente, dopo aver presentato il ciclo dei Kloni alla galleria Girondini di Verona e gli enormi gonfiabili in pvc nella mostra "Genetica 2093" da Grosetti Arte Contemporanea, ha esposto alla mostra antologica del 2007 negli spazi della fabbrica Pagliero a Castellamonte.